In the beauty of all, everything becomes undeniable and crime is permitted when it enhances purity (…) How can you love me if you have never hated anything? – Paolo Benvegnù.
We have used this quote at the very beginning in order to reiterate the importance of the similtaneous presence of love and hate, as an inescapable interchange between vital contents, as it happens with perfection and imperfection.
The Vajont dam has always been considered a jewel from an engineering and construction point of view. It hasn’t changed from this perspective; events have not altered it. Dead because unspoilt. Perfection implies stasis, it does not allow any fluctuation, the end of the uncertainty that makes things move again. And here nature makes its scene with its perpetual motion.
Parentheses (from Greek παρένθησις, from the verb παρεντίθημι parentíthēmi, “I put in beside”) are a set of typographical symbols used to enclose other characters. Each pair is composed of an opening version and a closing version; the former having a convexity to the left, the latter having a convexity to the right.
Starting from a graphic symbol, a right (close) parenthesis, that the dam draws on the territory, we recall the simile to a linguistic element. It contains memory, a thought to what happened, the territory, so that everything can be preserved but not reiterated, creating space for something new.
We have mainly used gold, underlining the perfection of the dam in the imperfection of the surrouding territory. As in the Japanese art of repairing broken ceramics using liquid gold called Kintsugi, cracks caused by the breakage are fixed not physically but deeply in the soul.
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Tutto è irrinunciabile nella bellezza di ogni cosa ed è giusto il crimine se ti permette la purezza (…) Come mi puoi amare se non mai hai odiato niente? – Paolo Benvegnù
Abbiamo scelto di iniziare con questa citazione per ribadire l’importanza della compresenza tra amore e odio, come un’alternanza imprescindibile di ogni contenuto vitale, come per la perfezione l’imperfezione.
La diga del Vajont è stata sempre considerata un gioiello di tecnica ingegneristica e costruttiva che come tale è rimasta intatta. Non toccata dagli eventi. Morta perché non contaminata. La perfezione è stasi, non permette quell’oscillazione, quella caduta di incertezza che rimette in movimento le cose ed è qui che interviene la natura con il suo moto perpetuo.
Le parentesi (dal greco παρένθησις, derivante dal verbo παρεντίθημι parentìthemi che significa frappongo) sono una serie di simboli tipografici che servono a contenere altri caratteri; di ognuna esiste una versione di apertura ed una di chiusura: la prima è generalmente un’immagine dotata di convessità verso sinistra, mentre la seconda la possiede generalmente a destra.
Partendo dal segno grafico che la diga disegna sul territorio, una parentesi chiusa, rimarchiamo la sua similitudine con un elemento del linguaggio. Contiene la memoria, il pensiero rivolto all’accaduto, il territorio e così facendo permette che questo sia preservato e non reiterato, creando spazio per il nuovo.
Usiamo l’oro come materiale principale, sottolineando la perfezione della diga nell’imperfezione del territorio che la circonda. Come nella tecnica giapponese del Kintsugi, della riparazione delle ceramiche rotte con l’oro liquido, nelle fratture che la rottura genera, l’intervento ha lo scopo di chiudere la crepa, non fisica ma d’animo.