As when the sun rises, a vertical line, as the rising sun, from the horizon, seems to penetrate the matter with its ray of light passing through the imposing concrete dam built in the Vajont valley, linking heaven and earth, the starry sky above me and the moral law inside me*.
The line runs along the dam from the ground and stops for 21 cm at twenty meters below the level of current crowning, letting us imagine the line where the water arrived on 9 October 1963.
The line, sign in its absolute meaning, cuts the dam in half while reflecting and containing the surrounding environment: the sky, the passing clouds, the light changing, the stars, the trees, the earth and sentient beings, including the humans. Their measures become mirror modules, consecutively installed to create a spiritual column that opens an imagery breach in the dam visual barrier, transforming it from a containment device into a device for seeing “beyond”. A sign both absolute and mutable, as the energy that sustains the phenomena and the phenomena themselves in their infinte impermanence. As the sunrise evokes the energy that allows life to follow death, the potential inherent in the human being gives us the power to overcome pain, transforming it into a state of greater freedom.
The work was born from a dialogue among an artist, an architect and a theorist Virginia Zanetti, Luca Gambacorti (Studio Lato), Matteo Innocenti.
Procedure: using a suspended scaffold from above, mirror glass modules (size about 46×150 cm) are installed on a steel structure hooked to the dam concrete, every module is installed consecutively to form a single line, interrupted for 21 cm (hand medium length) at 20 meters from the crowning.
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Come quando sorge il sole, una linea verticale che, come la luce del sole quando sorge dall’orizzonte, sembra trapassare la materia col suo raggio luminoso, attraversa il cemento dell’imponente Diga costruita nella valle del Vajont, unendo il cielo e la terra, il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me*.
La linea percorre tutta la Diga da terra e si interrompe per 21 cm a venti metri sotto al livello del coronamento attuale, permettendoci di immaginare la linea dove arrivava l’acqua il 9 ottobre del 1963. La linea, segno per eccellenza, taglia a metà la Diga mentre riflette e contiene l’ambiente circostante: il cielo, le nuvole che passano, la luce che cambia, le stelle, gli alberi, la terra e gli esseri senzienti, compreso l’uomo. Le cui misure diventano quelle dei moduli di specchio, installati in modo consecutivo a creare una colonna spirituale che apre un varco immaginario nella barriera visiva della Diga, trasformandola da dispositivo di contenimento a dispositivo per vedere “oltre”. Un segno sia assoluto che mutevole, come l’energia che sostiene i fenomeni ed i fenomeni stessi nella loro infinita impermanenza. Come il sorgere del sole evoca quell’energia che permette alla vita di seguire la morte, quel potenziale insito nell’essere umano che ci dà facoltà di superare il dolore trasformandolo in una condizione di maggiore libertà.
Il lavoro nasce da un dialogo tra un’artista, un architetto e un teorico dell’arte: Virginia Zanetti, Luca Gambacorti (Studio Lato), Matteo Innocenti.
Realizzazione: tramite un ponteggio sospeso dall’alto viene agganciata al cemento una struttura portante in acciaio su cui vengono installati moduli (dimensioni circa 46×150 cm) di vetro specchio stratificato a formare un’unica linea interrotta per 21 cm (lunghezza media di una mano) a 20 metri dal coronamento.