I think there are no unspoken words about the vajont tragedy, just as I think it is imperative to develop a proactive vision, turning back isn’t an option, it is essential to look forward in order to glimpse the future, to go beyond the limit towards somewhere else, starting from remembrance, as well.
but I, I’d like to talk about the wind
“… And the wind comes. But not a normal wind … Because you know how the wind feels like… This is a strange wind. This is a wind that, when it starts, never stops. It’s like something were blowing, and blowing … And it increases, and as it increases… the noise. … ‘That noise’… This is not wind: it is something that makes the wind. And it continues to blow out of the gorges, and brings along a wet, milk-and-coffee dust that sucks out all air, making everything damp … You have trouble breathing… Water, vaporized water, pulverized… disgusting! … And the smell! A stench of death like an open cellar, and all the fetor of the world is coming out of that gorge! But what is it? It’s like there’s a damn piston, at the bottom of that gorge, pushing forward all the rotting water … The dam! “
Marco Paolini
and ‘the wind’ is a fresh breeze, a scent of new life, which draws paths and streams of light. A breath that puts thoughts and passions into motion, that gathers togehter all the experiences of the past while introducting emotions and dialogues.
It’s a work of light, made of orange paste neon light, about 20 mt.s long. The whole piece takes up of 7 x 5 mt.s in total, and is located in the central part of the southern façade of the Nuovo Spazio di Casso, it bask in warm, intense light both the exterior and the interior of the building, creating an interaction between the new vessel of ideas and the surrounding territory.
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penso non ci siano parole non dette sulla tragedia del vajont, così come penso sia necessario sviluppare una visione propositiva, non si può fare marcia indietro, è doveroso proiettarsi in avanti per poter intravedere il futuro, superare il limite verso un altrove, iniziando anche dalla memoria.
ma io, vorrei parlare del vento…
‘… E arriva il vento. Ma non un vento normale… Perché il vento lo conosci… Invece questo è un vento strano. Questo è un vento che come comincia non smette mai. E come se qualcosa soffiasse, e soffia… E aumenta, e come aumenta il rumore… ‘Quel rumore…’ Questo non è vento: è qualcosa che fa vento. E continua a soffiare fuori dalle gole, e insieme ti porta una polvere bagnata color caffelatte che cava l’aria, che mette umido… Respiri male… Acqua, acqua vaporizzata, polverizzata, uno schifo!… E un odore! Un odore da morto come se fosse una cantina scoperchiata e tutto il tanfo del mondo che vien fuori da quella gola! ma cos’è? Ma neanche fosse un pistone infame, in fondo a quella gola, che spinge avanti tutta l’acqua marcia… La diga!’
Marco Paolini
e the wind è un soffio d’aria fresca, odorosa di nuova vita, che disegna passaggi e correnti di luce. Un respiro che fa circolare pensieri e passioni, che raccoglie in un insieme i vissuti del passato e introduce emozioni e dialoghi.
è un’opera di luce, realizzata in neon in pasta colore arancione, della lunghezza di circa 20 m. il lavoro nel suo insieme occupa uno spazio complessivo di 7 m x 5 m, posizionato nella parte centrale della facciata sud del nuovo spazio di casso, illumina di luce intensa e calda l’esterno dell’edificio e al contempo gli spazi interni, creando un’interazione tra il nuovo contenitore di idee e il territorio.