“In 1963, the roof of Casso School is being violently removed by the Vajont tidal wave…. Like a decapitation. The body remains there, ailing, in the village of anchored stone. I wanted, using the technology of Neonlauro, to use the lines to recreate the shape of the roof, by visiting the town of Casso and examining the historic pictures of how it once was. The village bar has been my library, and from the few pictures in books, I found its form. I re-shaped the contours of the sides of the chimneys you would find on the fascade. At night, when the village of Casso sleeps, the roof comes alive again like a ghost, alone in the darkness of the valley, like a lighthouse scanning the horizon or a soldier on duty underneath “the big wall”. It varies in colour, bringing memories and security to those still awake, calling to them. In the silence, it makes it’s eyes slide on the shapes that compose the village, where every stone is a piece of comfort, of security. The future is not important. “
The roof is memory, the roof is refuge, the roof is reference, the roof is active and passive safety. Memory of the roof should be made.
The elementary school joining the three sides of the imaginary triangle between the descent of Mount Toc , the summit in the dam and the axis of its ascent, earth water sky. Three sides like those of the roof.
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“Il tetto dell’ex scuola di casso è stato portato via violentemente dall’onda del Vajont nel 1963 …. come scalpo, come decapitazione. il corpo è rimasto lì con le sue piaghe in mezzo ad un paesino di sassi immobile. Ho voluto, tramite la tecnologia Neonlauro, ricostruire le linee che andavano a creare la forma del tetto, andando nel paesino di Casso e cercando le foto storiche di come era fatto. il bar del paese è stata la mia biblioteca e tramite le poche foto tratte da alcuni libri ho potuto capire com’era fatto allora il tetto della scuola. Ne ho risagomato i contorni dei lati e dei camini che si trovavano sulla facciata. Di notte, quando il paese di Casso dorme, il tetto si accende, rivive come un fantasma, li da solo nel buio della valle, come un faro a sorvegliare l’orizzonte, come un soldato di turno al ‘muraglione’ di sotto. Varia di colore dando memoria e sicurezza, a chi, ancora sveglio, si affaccia alla finestra e nel silenzio fa scorrere i suoi occhi sulle sagome che compongono il paese, dove ogni pietra è un tassello di conforto, di certezza. Il futuro non importa”.
Il tetto è memoria, il tetto è rifugio, il tetto è riferimento, il tetto è sicurezza attiva e passiva. Va fatta memoria del tetto.
La scuola elementare congiunge i tre lati del triangolo immaginario fra la discesa del Monte Toc , il vertice nella diga e l’asse della sua risalita, terra acqua cielo.
Tre lati come quelli del tetto.
I triangoli sono dei tubolari di neon con degli snodi di metallo in prossimità degli angoli.