This project refers to a practice used in Italy in the 10th-14th centuries based on the fastening of ceramic recipients known as “bacini/basins” to the outer walls of architectural structures.
By means of a public announcement made in the communities nearby, for the purpose of plotting a line showing the level floodwaters reached in 1963, each family is asked to donate a plate as a component to be inserted in the work.
In this way, contributions from the people will create synergy between private donation and public property, between a single family’s memory and collective memory.
The intent is to make the public participants or co-authors of the project and to “remember life using life”(J.E.Young).
Contrast between the dimensions of the dam and the minuteness of the plates, and dissonance between stark concrete and elegant ceramic illustrate the extent to which the significance of public inexorably consists of the sum of individuals.
The distance between the groups of plates (of various size) will be determined by the proportions of the dam itself: width by height by depth (190: 261.60 x 3.40 =2.46m).
At a distance of every 2.46 m, a group of crockery elements (one or more depending on the number of participating families) will be fastened to form a line that resembles a hemstitch.
Inside these groups, single elements will stand 73 cm apart (width of dam divided by height).
The participation of public will dictate the work’s dimensions: when donations abound, the work in progress can be modified accordingly; vice-versa, the insertion of plates will stop when the number of plates donated is reached.
For technical reasons, the elements will be placed in relief and not flushed by previously filling the plate’s rear part with cement.
Each plate (Ø 25 cm) provided with concrete/adhesive curb and bearing 2 steel studs will be fastened through 2 holes (Ø 8 cm) in the wall (5 cm deep).
Weight of each element: (plate +concrete +steel): 1,500Kg
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il progetto si rifa ad una tecnica in uso tra il decimo e il quattordicesimo sec. in Italia, che utilizzava recipienti in ceramica detti “bacini” all’esterno di strutture architettoniche.
Al fine di comporre una linea che evidenzi il livello che l’acqua raggiunse nel 1963, verrà chiesto ad ogni componente delle famiglie residenti nei comuni limitrofi (tramite bando), di offrire un piatto da inserire nell’opera.
Sarà il contributo popolare a far nascere una sinergia tra donazione privata e proprietà pubblica, tra memoria dei singoli e collettiva.
L’intenzione è quella di rendere i partecipanti co-autori del progetto nel “ricordare la vita con la vita”(J. E. Young).
Il contrasto tra le dimensioni della diga e la minutezza delle stoviglie e la dissonanza tra la nudità del cemento e la lucentezza delle ceramica, ribadiscono quanto il significato di pubblico sia inesorabilmente costituito dalla somma delle individualità.
La distanza tra i gruppi di stoviglie (di varie dimensioni) sarà determinata dalle proporzioni della diga stessa: larghezza diviso altezza per profondità (190:261,60×3,40=2,46m).
Ogni 2,46 metri un gruppo di elementi (uno o più rispettando i nuclei familiari) verrà fissato per formare un tracciato ispirato alla trama dell’orlo a giorno.
All’interno dei gruppi i singoli elementi avranno distanza di 73 centimetri (larghezza della diga diviso altezza).
La partecipazione definirà l’opera nelle sue dimensioni: nel caso le donazioni fossero maggiori l’intervento sarà modificato in corso d’opera, viceversa con limitata adesione l’inserimento delle stoviglie si arresterà dove il numero delle donazioni si esaurisce.
Per ragioni tecniche, gli elementi verranno posti a rilievo e non a scomparsa riempiendo previamente la parte retrostante al piatto con del materiale cementizio.
Ogni piatto (⌀25cm circa) munito di cordolo in cemento svasato e recante 2 perni in acciaio verrà fissato tramite 2 fori (⌀0,8cm) alla parete (prof. 5 cm).
Peso di ogni elemento: (piatto+cemento+acciaio): 1,500 Kg.
Uno dei progetti più interessanti e completi