The southern front of the building of a former elementary school, now restored and re-opened to the public as a space for contemporary art (New Venue of Casso), still carries on itself the damages of the destructive wave of October 9, 1963; a wave of millions of cubic meters of water and debris (200 m tall), crossing over the Vajont Dam, swept away the town of Longarone and nearly two thousand people’s lives.
My project is to relate the battered surface of the wall of the building with a page of a school notebook, and a colorful, incomplete alphabet with the landscape in front of that building.
Because of its position, the building is a privileged observatory from which it is possible to understand the dynamics of the Vajont Tragedy. From the cantilever footbridge, jutting out of the top floor, both the scar left by the huge landslide of Mount Toc (2 km long) and the Vajont Dam (261,60 m high) can be seen. Both signs as witnesses and symbols of the disaster, have been often associated in folk imagination with two alphabet letters:
The title, “Missing letters”, is the name of a well-known cognitive game for children; and in the new context it keeps an ambiguous ambivalence (it is not clear whether reference is made to the letters “M”, “V” or to the remaining 24 letters).
Each of 24 letters for the work is realized by neon tubes with various colors, and its height is approximately 70 cm (while the complete work occupies an area of 385 x 490 cm).
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La facciata di un’ex scuola elementare, oggi restaurata e riaperta al pubblico come spazio per l’arte contemporanea (Nuovo Spazio di Casso), porta ancora su di sé i segni dell’onda distruttiva del 9 ottobre 1963; un’onda di milioni di metri cubi d’acqua e detriti (alta 200 m.) che, scavalcando la Diga del Vajont, spazzò via la cittadina di Longarone e le vite di quasi duemila persone.
Il mio progetto mette in relazione la superficie martoriata di quella facciata con la pagina di un quaderno scolastico, e un colorato alfabeto (incompleto) con il paesaggio di fronte all’edificio.
Grazie alla sua posizione l’edificio è, infatti, un osservatorio privilegiato dal quale poter comprendere la dinamica della Tragedia del Vajont. Dalla piazzola antistante l’ingresso e, ancor più, dalla passerella in aggetto del piano superiore, sono visibili sia la linea di distacco della frana del Monte Toc (lunga 2 km) che la Diga del Vajont (alta 261,60 m).
Entrambi i segni, come testimoni e simboli del disastro, sono stati spesso associati nell’immaginario popolare a due lettere dell’alfabeto, rispettivamente:
Il titolo, “Missing letters” (Le lettere mancanti), è il nome di un noto gioco cognitivo per l’infanzia e nel nuovo contesto mantiene un’ambigua ambivalenza (non essendo chiaro a quali lettere si riferisca, se alle lettere “M” e “V” oppure alle restanti 24 dell’alfabeto).
Ciascuna delle 24 lettere che compongono il lavoro, è realizzata con tubi al neon di vari colori e ciascuna ha un’altezza di 70 cm (mentre il lavoro occupa nel complesso un’area di 385 x 490 cm).